Nicolò Targhetta ci parla di “Non è successo niente”

Nicolò Targhetta è l’autore di Non è successo niente, libro recentemente pubblicato dall’editore BeccoGiallo che raccoglie le storie del brillante scrittore.

Nicolò Targhetta

La fama di Nicolò nasce sul web, grazie ad un blog su Facebook – intitolato, appunto, Non è successo niente – dove l’autore, per un anno intero, ha pubblicato ogni giorno un piccolo racconto, un ricordo, un surreale confronto tra innamorati, un momento di dolcezza fra sconosciuti.

Con costanza – e grande talento – Nicolò Targhetta è arrivato dov’è ora: alla pubblicazione del libro Non è successo niente e all’omonimo spettacolo teatrale, che l’ha portato in giro per l’Italia insieme agli attori Andrea Pergolesi e Riccardo Gamba, che mettono in scena i suoi scritti.

Ai lettori dell’Armadillo Furioso, Nicolò Targhetta racconta un po’ di sé, attraverso questa breve intervista.

1) Definiresti Non è successo niente un’opera autobiografica?
Sì, a essere sinceri più di quanto mi piacerebbe. Io provo concretamente a mettere in fila tante sciocchezze, ma una strana, atroce verità finisce sempre per infilarsi in mezzo.

2) Se non avesse fatto lo scrittore, chi sarebbe ora Nicolò Targhetta?
Spacciatore. Serial killer. Aggressivo senzatetto. Tizio su internet che giura di aver trovato un sistema per guadagnare migliaia di euro lavorando dalla spiaggia. Chi può dirlo?

3) Da dove nascono le idee per dialoghi così meravigliosamente esilaranti?
Soprattutto dal presentimento che siano tutto quello che mi divide dalla disoccupazione. Scrivere di notte aiuta, le quattro di mattina spazzano via le tue inibizioni e improvvisamente qualsiasi cosa scrivi sembra “meravigliosamente esilarante”.

4) Qual è la cosa che il tuo pubblico ama maggiormente delle tue creazioni?
Al di là delle battute e dell’ironia, credo che ogni testo si sforzi di contenere una piccola riflessione sulla quotidianità. Il fatto che tutto non si esaurisca mai nella semplice risata, mi sembra venga apprezzato molto.

5) Ti aspettavi di ottenere un così grande successo?
Dici scrivendo lunghissimi racconti quotidiani privi di immagini su un social network che si scorre seduti sul water? No. Persino un babbeo come me sospettava che non sarebbe stato facile. E non lo è stato. Per i primi otto mesi, mi hanno seguito in circa 300 persone. Oggi sono ottantacinque mila. La mia strategia prevede di pensarci il meno possibile.

6) Non è successo niente è anche spettacolo teatrale. Quando hai cominciato a scrivere, avevi già immaginato questo tipo di adattamento?
Mettiamola così, io fino all’intervista con Fazio ho già immaginato tutto. La verità è che quando penso a un pezzo, lo penso come se dovesse essere recitato. Sono perlopiù dialoghi e il ritmo, le intonazioni, le pause e gli equilibri sono tarati su un modello che spesso è più teatrale che letterario. Tutto questo per dire che da qualche parte c’è un tizio in vestaglia che alle quattro di mattina recita dialoghi improbabili nel suo appartamento.

7) Hai sempre desiderato fare qualcosa del genere oppure è un progetto nato per caso?
No. Il tutto è nato un po’ per caso. Mi è stato proposto di mettere in scena qualche pezzo e lo abbiamo fatto trattando il tutto come un esperimento divertente. Poi la gente ha apprezzato e noi ci siamo ritrovati per le mani una cosa che funzionava bene. Sensazione, per me, del tutto inedita.

8) Come ti vedi tra dieci anni?
In parte bionico.

E noi invece, tra dieci anni, ci auguriamo di continuare a leggere i racconti di Nicolò!

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