Mazinga Nostalgia di Marco Pellitteri

Mazinga Nostalgia è un imponente saggio di Marco Pellitteri, arrivato alla sua quarta edizione – riveduta e ampliata, conta più di 1500 pagine – si sviluppa in due tomi e comprende interviste e contributi critici, nonché una magistrale prefazione scritta dallo studioso Alberto Abruzzese, di cui l’autore è stato studente.

Il primo tomo approfondisce tutti i concetti legati agli immaginari giovanili ed eroici, cos’era la tv in Italia prima dell’arrivo dei cartoni animati giapponesi, il concetto di anime boom e le motivazioni del grande successo della produzione made in Japan presso il pubblico giovanile.

Il secondo tomo, invece, raccoglie delle schede critiche sulle più importanti serie animate giapponesi trasmesse in Italia, nonché i film più rappresentativi dell’animazione contemporanea, ed in più una doverosa ultima parte con riferimenti, appendici e le dovute conclusioni.

L’approccio adottato da Marco Pellitteri per spiegare le differenze generazionali tra i vari immaginari di riferimento è allo stesso tempo semplice e intuitiva, ovvero suddividere il pubblico che si trovò ad accogliere l’invasione anime degli anni Ottanta in tre grandi fasce: la generazione dei “padri” o King Kong-generation, cioè i nati fra gli anni Trenta e i Cinquanta; degli “zii” o Tex-generation, cioè i nati fra gli anni Cinquanta e il Sessantotto; e dei “figli” o Goldrake-generation, cioè i nati fra il Sessantotto e la fine degli anni Settanta, includendo anche i primi Ottanta. L’autore parte da lontano per spiegare le diversità d’immaginari, andando a pescare nel substrato culturale di matrice prettamente letteraria, ricordando i piccoli eroi del libro Cuore di De Amicis, Pinocchio e l’evergreen Peter Pan ed individuando il primo Superuomo della letteratura popolare – a partire dalle riflessioni di Antonio Gramsci – nella figura del vendicativo e affascinante Edmond Dantès, protagonista del Conte di Montecristo di Alexandre Dumas.

In un viaggio di ricostruzione a ritroso nel tempo, l’autore cerca anche d’indagare sulle motivazioni che nel nostro Paese hanno decretato lo strabiliante successo dell’animazione giapponese presso il pubblico dei ragazzi e la risposta indignata di quelli che, invece, all’epoca della prima messa in onda televisiva, ricoprivano il ruolo di genitori, educatori, insegnanti.

Un altro importante dato che lo scrittore considera ai fini delle sue riflessioni, è come oggi sia radicalmente cambiato il modo di approcciarsi ad una qualunque opera di fiction, per via dell’introduzione delle nuove tecnologie digitali e portabili, impensabili per le vecchie generazioni. Pellitteri non vuole stabilire se questo nuovo approccio sia migliore o peggiore del precedente, ma si occupa semplicemente di studiare i vari contesti per la sua ricerca.

Il libro fornisce molti interessanti spunti di riflessione, come l’esistenza di una marcata contrapposizione tra i cartoon statunitensi e gli anime giapponesi: io stessa posso dire di aver conosciuto rappresentanti delle opposte “fazioni”, che sminuivano o detestavano i prodotti appartenenti alla categoria rivale. Questa problematica viene esaminata nel capitolo dedicato ai Temi ed eroi della prototelevisione italiana, in cui Pellitteri sostiene che la nostra tv, per un lungo periodo non ha fatto che “americanizzarsi” e che, per il pubblico nostrano, l’essersi abituato ai meccanismi seriali americani, abbia costituito un ulteriore ostacolo alla serena accettazione degli anime giapponesi. Il capitolo in questione si occupa anche di sviscerare il ruolo che il tubo catodico ha rivestito, fin dai suoi esordi, nelle vite dei più giovani e, al contempo, la facile condanna allo stesso, fatta da pedagogisti e figure genitoriali.

Un’altra questione con cui gli anime giapponesi hanno dovuto fare i conti, è il loro presunto grado di violenza ed eros, ritenuto molto maggiore rispetto a quello della produzione animata americana. Ebbene, il problema principale consiste nel fatto che, da sempre, si commette l’errore di pensare che i cartoni animati siano esclusivamente per bambini, mito sfatato – per fortuna – ormai da qualche tempo.

Ho letto, poi, con grande interesse l’approfondimento relativo allo scenario esistente prima che gli anime giapponesi invadessero il piccolo schermo. All’epoca, le serie più amate erano quelle dei supereroi Marvel e l’infinita produzione di Hanna e Barbera, Scooby Doo su tutti. Scopriamo, inoltre, che il fenomeno definito “anime boom”, cioè l’exploit dell’animazione giapponese dalla fine degli anni Sessanta ai primi Ottanta, ha interessato i Paesi stranieri in varia misura e l’Italia è stato quello che l’ha accolto più favorevolmente. Veniamo a conoscenza, poi, del cosiddetto processo di “manghizzazione” – prodotti letterari e d’intrattenimento esclusivamente giapponesi sono diventati il fulcro dell’interesse d’intere schiere di giovani fan – e l’autore afferma che questo è certamente uno degli effetti più a lungo termine determinati dall’anime boom.

Per gli italiani, il primo contatto con l’animazione giapponese fu la messa in onda di film cinematografici, liberamente tagliati e riadattati. A questi primi film, sarebbero seguite molte delle serie entrate di diritto a far parte di un immaginario che io stessa condivido e amo: parlo di Lady Oscar, La principessa Zaffiro, Kiss Me Licia, Cara dolce Kyoko, Sampei, Capitan Harlock, Ken il Guerriero ed infinite altre. Cartoni animati che trattavano le tematiche più variegate, dal romantico allo sportivo, passando per la fantascienza. Proprio quest’ultimo genere, ha goduto di un’incredibile fama, grazie all’inesauribile produzione di serie robotiche, che rientravano nel cosiddetto filone “super-robot anime”.

Illuminanti, poi, i capitoli Anime nella tormenta 1 e 2, che testimoniano l’accanimento della stampa contro la crescente diffusione degli anime, rei di corrompere le menti dei più giovani e istigarli a commettere atti violenti. L’autore precisa che la ricerca dei materiali d’epoca è stata svolta da Stefano Coltro e poi messa a sua disposizione per il saggio. La documentazione raccolta ci mostra, nero su bianco, un atteggiamento di totale chiusura, nonché un punto di vista assolutamente parziale e certamente frutto di una grande disinformazione.

Mazinga Nostalgia – come sottolinea lo stesso Marco Pellitteri – non è uno scritto nostalgico per chi ha vissuto il periodo dell’anime boom e vuole riportare alla mente vecchi fasti. Si tratta, invece, di un saggio accurato, aggiornato ed interessante sui meccanismi, i codici e gli immaginari che sono alla base del nostro modo di approcciarci ad opere di finzione, portandoci a preferire un genere piuttosto che un altro.

Una lettura imprescindibile per coloro che si dichiarano dei veri anime-fan, ma anche per gli appassionati di animazione in generale. In verità, si tratta di un testo che mi sento di consigliare davvero a tutti, perché abbraccia tantissime tematiche diverse con uno sguardo lucido e obiettivo.

Titolo: Mazinga Nostalgia
Autore: Marco Pellitteri
Editore: Tunué
Tomo I: 848 pp, b/n – 29,90 €
Tomo II: 720 pp, col – b/n – 29,90 €

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