Il mercante di Venezia (Valerio Binasco)

il mercante di venezia silvio orlando

Cosa resterà de Il mercante di Venezia di Valerio Binasco con la Popular Shakespeare Kompany? Probabilmente nulla e la colpa è tutta del bravo regista ligure, troppo preso dalla sua idea di teatro e non dal testo scespiriano. Peccato perché è chiaramente un’occasione mancata. Prima parte soporifera, senza scossoni, e seconda parte brillante e piena di ritmo. Ma in entrambi i casi manca sempre Shakespeare. Peccato. Parliamoci chiaramente, il suo “Romeo e Giulietta” è un piccolo gioiello del teatro italiano degli ultimi anni, Binasco riuscì a rendere il suo Romeo un ragazzo dei giorni nostri proprio attraverso un’attenta destrutturazione del personaggio. Cosa che non fa con Shylock. Guai a dire che sono due cose completamente diverse, la materia è la stessa. Bassanio, uno sciupone invaghito della ricca Porzia, ha bisogno di soldi per conquistarla e si rivolge ad Antonio, un generoso e ricco mercante, suo carissimo amico. Costui, non disponendo della somma richiesta da Bassanio, si rivolge all’usuraio ebreo Shylock, che in più occasioni ha maltrattato pubblicamente. Shylock accetta, senza chiedere interessi, ma il prestito dovrà essere restituito nel tempo richiesto dal contratto altrimenti prenderà in cambio una libbra di carne umana. Quella del mercante. Con quest’artificio Shakespeare mette a confronto cristiani ed ebrei e il meccanismo che regola questi due mondi. Tutti i personaggi hanno un’ombra, un lato del proprio carattere oscuro che, purtroppo, Binasco non fa venire fuori. Ma ognuno di loro è anche portatore di un valore universale, sono tanti pezzi di un puzzle che, messi assieme, danno un uomo completo e finito, con tutti i suoi pregi e difetti. Valori che hanno un peso economico, come l’amore di Porzia per il suo Bassiano o l’amore – tra l’altro ben esplicitato – tra Bassiano e Antonio, e tantissime sfumature che Binasco nasconde allo spettatore.  Esalta la commedia, annulla il dramma e, per farlo, stilizza i personaggi come nella Commedia dell’Arte. A che serve, allora, avere  un bravo Silvio Orlando con accento est-europeo? O una Porzia che parla come Monica Vitti? L’intenzione è unicamente legata all’intrattenimento borghese che, almeno, nel caso di Binasco non si presenta stantia. Non c’è un vero e proprio lavoro drammaturgico. Non bastano le visioni, non basta il gioco citazionistico, non basta il taglia e cuci del testo per velocizzare la vicenda. Binasco ha la soluzione in tasca e non la usa. Basta rivedere il suo “Romeo e Giulietta”, dove non ha fatto altro che sottrarre intelligentemente il testo al suo mito. Allora lì sbalordisce, provoca e reinventa. Ma qui, di grazia, che tipo di operazione fa?

 

Il Mercante di Venezia

di William Shakespeare
con SILVIO ORLANDO
e la Popular Shakespeare Kompany
(in o.a.) Andrea Di Casa, Fabrizio Contri, Milvia Marigliano,
Simone Luglio, Elena Gigliotti, Nicola Pannelli, Fulvio Pepe,
Sergio Romano, Barbara Ronchi, Roberto Turchetta, Ivan Zerbinati
regia VALERIO BINASCO

Musiche originali Arturo Annecchino
Scene Carlo de Marino
Luci Pasquale Mari
Costumi Sandra Cardini
Regista assistente Nicoletta Robello

Produzione Oblomov Films Srl

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