Human Farm 2020 al Piccolo Bellini di Napoli

human farm 2020

Non c’è posto più bello della propria casa”. La compagnia Murìcena Teatro, dopo questi anni di attività che l’ha tenuta lontano dal luogo della sua formazione attoriale, torna finalmente dove tutto ebbe inizio. É la prima compagnia teatrale formatasi fra le file dell’Accademia del Teatro Bellini . Murìcena, che in napoletano significa “macerie”, più che una scelta di nome singolare pare una dichiarazione d’intenti: destrutturare, distruggere per ricostruire, convenzioni ribaltate e identità ricostruite.

Questa compagnia teatrale indipendente nata nel 2011 è in scena dal 12 al 17 aprile al Piccolo Bellini diretta dalla regista Rosa Masciopinto, loro docente all’Accademia, con Human Farm 2020, scritto da Massimo Maraviglia liberamente ispirato alle opere di George Orwell.

In 1984 lo scrittore inglese profetizza una società controllata che fa il verso ai totalitarismi dell’epoca, primo fra tutti quello dell’URSS di Stalin, nel cui disegno però troviamo un solo soggetto, un solo Grande Fratello che si impone per la manipolazione della coscienza di massa. Nulla di più e nulla di meno delle comuni caratteristiche di tutti i regimi. Una vera e propria degenerazione di qualsiasi forma di “potere fine a se stesso”.

Come ben sappiamo le cose non sono andate così e “fortunatamente” proprio negli anni ’80 ha avuto inizio quel processo democratico che ha soppresso le ideologie e aperto la strada alla globalizzazione. È proprio all’apice di questa evoluzione/involuzione che si dipanano le vicende dei tre protagonisti (Marianita Carfora, Antimo Casertano e Raffaele Parisi) di Human Farm 2020.

Ci troviamo esattamente 36 anni dopo l’universo distopico immaginato da Orwell, e non c’è nessuno che comanda. Non c’è un volto, non c’è un identità, non esiste nessuno contro cui puntare il dito. Ciò a cui assistiamo è semplicemente un gioco, violento e brutale. La posta in palio è una “buona morte”, quella senza dolore. Le domande ora sorgono spontanee.

C’è qualcuno che li ha costretti?

C’è qualcuno che comanda?

Conosciamo il volto del carnefice?

Nessuna costrizione, nessun dittatore, nessun carnefice.

Siamo noi che nutriamo i nostri controllori. In una società in cui i media e i social network hanno spinto l’uomo verso l’inconsapevole annientamento della propria sfera privata e quindi di tutto ciò che in sostanza lo rendeva vivo e reale, siamo sempre più proiettati verso il virtuale, verso un’esistenza che non ci appartiene perché è continuamente messa in piazza davanti agli occhi di tutti. Non esiste più quel senso di scoperta, di curiosità, di cose nuove. La risposta arriva prima ancora della domanda. È tutto squallido e non ha senso.

L’unica rete che conosciamo è quella Internet e l’unica corrente è quella elettrica.

Human Farm usa proprio questo come espediente: e se la corrente venisse meno? Non ci sarebbe più quel nutrimento che riempie le personalità “anonime” dei protagonisti. Sarebbero null’altro che pezzi di carne barcollanti senza un’anima. La massa, quella più becera, per paradosso esce allo scoperto proprio al buio, senza però il minimo contatto col mondo esterno al gioco, rappresentato da un monitor a centro scena decorato con un logo che ricorda simpaticamente quello di facebook.

Pasolini fu uno di quelli che in Italia si schierò apertamente contro il fenomeno di “omologazione” culturale causata dai mass media. L’epoca era diversa ancora una volta ma ciò non impedisce alle sue parole di avere una forza dirompente ancora oggi.

Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi. Il fascismo proponeva un modello, reazionario e monumentale, che però restava lettera morta. Non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l’anima del popolo italiano: il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione, non solo l’ha scalfita, ma l’ha lacerata, violata, bruttata per sempre.”

Human Farm 2020 si propone l’obiettivo di descrivere tutto ciò, di farlo arrivare a tutti, al pubblico e sopratutto a quelle masse che sono carnefici di loro stesse.

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