Emma Dante e il suo viaggio verso Medea (e verso il nulla)

10 e 11 Luglio - Teatro Bellini 12 e 13 Luglio (21.30) - VILLA D’AYALA – VALVA (SA) VERSO MEDEA spettacolo-concerto da Euripide - testo e regia di Emma Dante musiche e canti dei Fratelli Mancuso con Elena Borgogni (Medea); Carmine Maringola (Giasone - Mariarca) Salvatore D'Onofrio (Creonte - Giuseppina); Sandro Maria Campagna (Messaggero - Caterina) Roberto Galbo (Rosetta); Davide Celona (Mimma) musiche e canti Fratelli Mancuso (coro) luci Marcello D’Agostino produzione Compagnia Sud Costa Occidentale, Palermo DATE 10, 11 LUGLIO (ORE 21.00) | LUOGO TEATRO BELLINI 12 e 13 Luglio (21.30) - VILLA D’AYALA – VALVA (SA) DURATA 1H E 10MIN |LINGUA ITALIANO PAESE ITALIA prima

10 e 11 Luglio – Teatro Bellini
12 e 13 Luglio (21.30) – VILLA D’AYALA – VALVA (SA)
VERSO MEDEA
spettacolo-concerto da Euripide – testo e regia di Emma Dante
musiche e canti dei Fratelli Mancuso
con Elena Borgogni (Medea); Carmine Maringola (Giasone – Mariarca)
Salvatore D’Onofrio (Creonte – Giuseppina); Sandro Maria Campagna (Messaggero – Caterina)
Roberto Galbo (Rosetta); Davide Celona (Mimma)
musiche e canti Fratelli Mancuso (coro)
luci Marcello D’Agostino
produzione Compagnia Sud Costa Occidentale, Palermo
DATE 10, 11 LUGLIO (ORE 21.00) | LUOGO TEATRO BELLINI
12 e 13 Luglio (21.30) – VILLA D’AYALA – VALVA (SA)
DURATA 1H E 10MIN |LINGUA ITALIANO PAESE ITALIA prima

Emma Dante porta al Napoli Teatro Festival Verso Medea, uno spettacolo concerto nato al Teatro Olimpico di Vicenza, nel 2012, all’interno del Ciclo dei Classici ma, soprattutto, un viaggio verso Medea, “come se fosse un paese straniero”, recitano le note di regia.

Il prologo dello spettacolo è affidato al canto dei Fratelli Mancuso, polistrumentisti della tradizione siciliana, che accompagnano dal vivo il racconto di Medea con canti sanguigni, prefiche animate dal sentimento della compassione. Il disegno luci di Marcello D’Agostino conferisce alla scena un giallo terra misterioso e dà il via al teatro di Emma Dante che dispone in un’unica fila, davanti al pubblico, cinque attori in gonna nera, donne corinzie col compito di riempire i silenzi e le parole di Medea.

Elena Borgogni dà corpo e vita alla Medea pensata dalla regista palermitana, una donna-bambina abbandonata da Giasone, interpretato da Carmine Maringola, e un ventre pieno, capace di generare vita in un luogo sterile.

Verso Medea è un lavoro mediocre, ben confezionato e venduto. Un lavoro che attinge, a piene mani, da “La Gatta Cenerentola” di Roberto De Simone e dai carretti siciliani, per presentare un’estetica vuota e banale che piace al grande pubblico. Un trionfo per la drammaturga siciliana, che sopperisce alla mancanza di ispirazione e di idee rispolverando i classici greci in chiave ironica e retorica, “riscritti” per un pubblico poco avvezzo al suo teatro. Quest’imprevedibile cambiamento di stile, che inizia con Il castello della Zisa e che prosegue inarrestabile con i suoi ultimi lavori, non tiene in considerazione l’urgenza espressiva dei primi tempi, l’intensità drammatica e partecipativa dei suoi racconti teatrali, legati ai riti della sua terra, o la corporeità dei suoi attori ma prende altre direzioni, altre strade più facili.

Sono spettacoli dove ci si sente fuori posto, senza nessun impatto visivo ed emozionale, dimenticabili, effimeri, già vecchi prima ancora di andare in scena. Sono spettacoli, però, che funzionano – e, soprattutto, vendono – ma che non hanno nulla di autentico. Un teatro di boutade per borghesi salottieri, che si sottrae a un’interpretazione critica del reale a favore di una rappresentazione appagante che va a braccetto col Mercato.

Emma Dante è la parodia di se stessa e di un teatro vecchio, putrido che, in tanti, hanno provato a scardinare. Nonostante sia una grande rappresentante all’estero di un folclore alla Dolce & Gabbana, Emma Dante, rispetto alla nuova generazione teatrale (con poche rare eccezioni), è ancora oro perché sa ancora lavorare bene sulla scena e sulla materia scenica. Basti vedere la sequenza in cui la trapunta, con un unico movimento, diventa un neonato e come utilizza lo spazio per avere una vaga idea del suo genio passato. Due momenti che, per un momento, fanno dimenticare un testo debole e l’interpretazione da fiction della Borgogni.

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