Circus Don Chisciotte: dal passato, sul presente, sul futuro

Circus Don Chisciotte

 

Michele Cervante (Ruggero Cappuccio) è il disincanto che giace in latenza nell’uomo che ravvede nel progresso dell’umanità la massima espressione di deterioramento sociale, politico, strutturale. Il suo vivere a latere della società non è una forma di sovversione dell’ordine piuttosto la conservazione di quel barlume di umanità che permette all’uomo di portare avanti con determinazione la battaglia contro i mulini a vento. Per questo, il vecchio professore universitario che vive al limite del barbonismo tra i binari morti di una fatiscente stazione, depositario dell’ultima umanità che anima i centinaia di libri che si porta al seguito, nel portare avanti questa sua visione irrazionale e mistica della vita, incontra sul suo percorso una serie di figure che, nei loro personali isolamenti, sono pronti ad abbracciare l’impeto rivoluzionario ma pacifista di ri-umanizzazione del mondo.

Le scene di Nicola Rubertelli restituiscono nell’immediato il profilo delineato dai protagonisti in scena. Nella minuzia dei particolari, nell’abbandono degli oggetti e delle cose, nell’aleatorietà delle lettere della parola A-M-O-R-E che alla rinfusa sono sparse, lo spazio scenico si presta ad essere il ricovero delle anime fuori dalla logica razionale alla volta della giustizia visionaria. Questo universo onirico è lo specchio delle peregrinazioni intime di Michele Cervante: i numerosi libri al seguito sono gli avamposti della civiltà contro le esigenze di globalizzazione provenienti dal mondo. Un messaggio, dunque, molto forte che prende spunto dal paradigma intellettuale di quel Cervantes di cui il nostro protagonista vanta un presunto legame di sangue.

L’aggancio al passaggio di Miguel De Cervantes a Napoli nel 1575 è il punto cruciale nella scrittura dell’opera da parte del drammaturgo, regista e attore napoletano che si sintetizza in due assunti salienti: da un lato la discendenza del protagonista (dall’amore con una donna napoletana nasce Promontorio, l’unico figlio maschio dello scrittore spagnolo) e dall’altro il forte legame con la lingua. Secondo lo stesso regista, Cervantes, come Shakespeare, hanno dato vita a nuove generazioni di scrittura fungendo, in ogni tempo, da collante rispetto alla natura umana propriamente intesa.

Di questo ancoraggio alla natura umana ne è esempio il variegato impianto linguistico presente in scena. La lingua mediante l’uso dei differenti dialetti costruisce un reticolato storico ed umano che ha trovato proprio nel teatro la sua forma di espressione massima. Le lingue presenti in scena costituiscono, di fatto, raffinate partiture verbali che abbracciano l’intera penisola: Michele Cervante parla un italiano dotto, sospeso nel tempo; Salvo Panza, il suo infermiere-scudiero, un napoletano che evoca Giambattista Basile; Dulcinea Del Toboso è una principessa siciliana; il Duca è veneziano; infine i due ristoratori falliti parlano un napoletano dai contorni più contemporanei. Un sottobosco linguistico che produce simboli e significati propri della nostra cultura nell’ambito di un’organizzazione della macchina teatrale che si distingue per arguto spessore ed eleganza.

La prova attoriale convince e diverte, pienamente ripagata dagli applausi del pubblico al termine della rappresentazione. La coppia di viaggiatori notturni Michele Cervante/Ruggero Capuccio – Salvo Panza/Giovanni Esposito domina e trascina tutto: risate si alternano a momenti di riflessione circa le possibilità di ri-umanizzazione reale. Di certa menzione è la prova di Giovanni Esposito: esilarante, comico, piacevole, perfettamente a sua agio nelle vesti dell’infermiere precario dal dialetto dal sapore antico.

Applausi e risate, dolci e amare, in questo sentiero tracciato dai testi divini, naturali traghettatori delle vite umane.

 

CIRCUS DON CHISCIOTTE
testo e regia Ruggero Cappuccio

con Ruggero Cappuccio, Giovanni Esposito,
Giulio Cancelli, Ciro Damiano, Gea Martire, Marina Sorrenti

scene Nicola Rubertelli
costumi Carlo Poggioli
musiche Marco Betta
disegno luci e aiuto regia Nadia Baldi

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